IGNAZIO DI ANTIOCHIA

Ignazio, vescovo  di Antiochia, detto il teoforo,  è sicuramente il rappresentante più illustre  tra i Padri Apostolici. Un temperamento ardente, mistico, innamorato di Cristo, ingegnoso e passionale, fu condannato alle belve sotto la persecuzione dell’imperatore Traiano, e subì il martirio a Roma. Lungo la via verso Roma, fece varie tappe per salutare le comunità, ricevendone attestazioni di amore fraterno, stima ed incoraggiamento,  e in tale occasione,  scrisse  sette lettere, indirizzate alle   comunità cristiane di Efeso, Magnesia, Tralli, Roma, Filadelfia, Smirne,  e la lettera a Policarpo vescovo di Smirne.   Nelle lettere troviamo ringraziamenti per l’amore dimostratogli dalle varie comunità dell’Asia Minore durante il suo passaggio, e forti ammonimenti a non farsi irretire dalle eresie docetiste ( questa eresia negava la natura umana e corporesa del Cristo, attribuendogli una figura “apparente”), ed esortando i fratelli a vivere in unità con il vescovo; molto importante è l’attestazione di particolare rispetto che ha per la Chiesa di Roma, e il suo desiderio di martirio. Le sue lettere sono molto significative, e confermano l’episcopato monarchico e la divisione gerarchica in vescovi, presbiteri e diaconi. Leggiamone alcuni estratti, dalla lettera ai cristiani di Tralle:

 

Sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo

Se siete sottomessi al vescovo come a Gesù Cristo dimostrate che non vivete secondo l’uomo ma secondo Gesù Cristo, morto per noi perché credendo alla sua morte sfuggiate alla morte. 2. È necessario, come già fate, non operare nulla senza il vescovo, ma sottomettervi anche ai presbiteri come agli apostoli di Gesù Cristo speranza nostra, e in lui vivendo ci ritroveremo. 3. Bisogna che quelli che sono i diaconi dei misteri di Gesù Cristo siano in ogni maniera accetti a tutti. Non sono diaconi di cibi e di bevande, ma servitori della Chiesa di Dio. Occorre che essi si guardino dalle accuse come dal fuoco.

Senza i diaconi, i presbiteri e il vescovo non c’è Chiesa

III,1. Similmente tutti rispettino i diaconi come Gesù Cristo, come anche il vescovo che è l’immagine del Padre, i presbiteri come il sinedrio di Dio e come il collegio degli apostoli. Senza di loro non c’è Chiesa. 2. Sono sicuro che intorno a queste cose la pensate allo stesso modo. Infatti ho accolto e ho presso di me, un esemplare della vostra carità nel vostro vescovo, il cui contegno è una grande lezione, come la sua dolcezza una forza. Credo che anche gli atei lo rispettino. 

Molto significativo è il particolare saluto che dà alla comunità di Roma:

Saluto

Ignazio, Teoforo, a colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Gesù Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volontà di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carità di Gesù Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carità, che porta la legge di Cristo e il nome del Padre. A quelli che sono uniti nella carne e nello spirito ad ogni suo comandamento piene della grazia di Dio in forma salda e liberi da ogni macchia l’augurio migliore e gioia pura in Gesù Cristo, Dio nostro.

Lettere di Ignazio di Antiochia

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.