LA LETTERA DI BARNABA

All’interno del filone dei Padri Apostolici, troviamo la Lettera (o Epistola) di Barnaba, scritta in greco, il cui autore è in realtà sconosciuto, ma che è stato attribuito dai codici e dai Padri della Chiesa ( Codice Sinaitico, il manoscritto di Gerusalemme, Clemente di Alessandria, Origene) al famoso apostolo Barnaba, il collaboratore di San Paolo. Si suppone che la lettera sia stata composta  ad Alessandria, dato che la prima testimonianza scritta è stata di Clemente di Alessandra, e lo stesso Origene cita l’Epistola in una polemica contro Celso,  alessandrino, supponendo che conoscesse lo scritto.  Nel leggere questa lettera dobbiamo fare il grande sforzo di non estraniarci dal contesto religioso dell’epoca, in cui si difendeva la dottrina cristiana da influenze pagane e soprattutto, come nel nostro caso, giudaiche, questo specialmente per quei cristiani appunto provenienti dal giudaismo. La lettera è composta da due parti, differenti tra loro; nei quattro ultimi capitoli troviamo un’esortazione al bene, utilizzando appunto lo schema delle due vie che troviamo anche nella Didaché degli Apostoli, mentre la prima parte, più lunga e sicuramente più originale,  è polemica e controversa nei confronti del giudaismo: le prescrizioni legali dell’Antico Testamento, (digiuno, sabato,  i sacrifici, il tempio) vengono visti in chiave allegorica spirituale. L’autore sostiene una tesi mai approvata dalla Chiesa, ripresa in seguito da Marcione, ovvero che  Dio non ha mai voluto l’Antica alleanza e le sue leggi, chiedendo solo la conversione del cuore. Determinate pratiche e cerimonie erano soltanto un’allegoria di realtà spirituali, che andavano seguite interiormente. L’esegesi allegorica era in realtà pericolosa, perché  mentre da un lato mirava a difendere la Chiesa dall’influenza del  giudaismo e da un’eredità  da cui doveva staccarsi,  nello stesso tempo andava a minare la base storica su cui la Chiesa si fondava. Tale polemica antigiudaica dunque, non rappresenta  il pensiero e l’insegnamento della Chiesa, però è significativa e ci immette dentro il pericolo che l’autore vede nell’influenza dell’antica fede  nei cristiani proveniente dal giudaismo:  “Dobbiamo comprendere, se non siamo sciocchi, il disegno della bontà del Padre nostro perché ci parla. Vuole che noi cerchiamo il modo di avvicinarci a lui, senza cadere egualmente nell’errore di quelli. A noi, dunque, dice così: “Il sacrificio al Signore è un cuore contrito, profumo di soave odore per il Signore è il cuore che glorifica chi l’ha creato”. Dunque, fratelli, dobbiamo avere cura della nostra salvezza, perché il maligno, introducendo in noi l’errore, non ci scagli lontano dalla nostra vita.”

Riportiamo un breve estratto sugli Ultimi tempi:

Bisogna che consideriamo con attenzione gli avvenimenti presenti e cerchiamo ciò che può salvarci. Fuggiamo decisamente ogni opera di iniquità per non esserne travolti. Odiamo l’errore del presente per essere amati nel futuro. Non diamo alla nostra anima la libertà di correre con i peccatori e gli scellerati, per non diventare simili a loro. È vicino il grande scandalo di cui sta scritto secondo Enoch: “Per questo il Signore ha abbreviato i tempi e i giorni affinché il suo prediletto si affrettasse a giungere all’eredità”. Così dice anche il profeta: “Dieci regni domineranno sulla terra e dopo di essi sorgerà un piccolo re che umilierà tre dei re in una volta”. Del pari sull’argomento dice Daniele: “Vidi la quarta bestia, feroce e forte, più terribile di tutte le bestie del mare e come da essa spuntare dieci corna e da queste un piccolo corno rampollo che con un solo colpo abbatté tre corna grandi”. Dovete comprendere. Stiamo attenti in questi ultimi giorni. Nulla ci gioverà tutto il tempo della vita e della nostra fede se ora, nel momento duro e nell’imminenza degli scandali, non resistiamo come si addice ai figli di Dio. Perché il diavolo non penetri di nascosto, fuggiamo ogni vanità e detestiamo definitivamente le opere della via cattiva. Non isolatevi ripiegandovi in voi stessi come se già foste giustificati; invece, riunitevi per ricercare l’interesse comune. Infatti dice la Scrittura: “Guai a coloro che si credono intelligenti e saggi ai loro occhi”. Diveniamo spirituali,diveniamo un tempio compiuto per Dio. Per quanto è in noi curiamo il timore di Dio e lottiamo per osservare i suoi comandamenti, per gioire nei suoi giudizi. Il Signore giudicherà il mondo senza preferenze. Ciascuno riceverà nella misura che avrà operato. Se è stato buono, la giustizia camminerà davanti a lui; se fu cattivo, davanti a lui ci sarà il compenso della sua malvagità. Non facciamo che, restando tranquilli come chiamati, ci addormentiamo sui nostri peccati e il principe del male impadronendosi di noi ci allontani dal regno del Signore.

 

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.