Tutte le volte che vedo un campanile vicino o lontano, penso che lì pure c’è una chiesa. Quando salgo da una montagna, dalla sua cima, che dà sulla pianura, ne vedo diversi. Sono come antenne rivolte verso il cielo. Lanciano delle vibrazioni acustiche quando suonano le campane. Attirano lo sguardo, come fossero dei fari di luce. Lo sono, perché ricordano la presenza d’un Ospite silenzioso, che a è la Luce del mondo (Gv, 8,12). Passare davanti ad una chiesa aperta e non entrarci è come non visitare una persona molto cara quando è là, a due passi da noi. Volendo, possiamo dedicarle qualche minuto. Non è forse Lui, per importanza e ricchezza, il primo fedele della parrocchia, il primo “cittadino” del comune?
Lui è in mezzo a noi come Colui che serve (Lc 22,26), ci dona l’Amore. Non quello umano, bello, ma talora strapazzato dai nostri egoismi. E ci dice: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (Gv 15, 12-13).
Egli continua ad offrircela. Si è fatto prigioniero nel Tabernacolo, in attesa paziente di un visitatore o di una visitatrice. Vuol restare con noi, a nostra disposizione. Quante volte, forse, ci è successo di invidiare la Madonna, gli Apostoli, i discepoli, quanti hanno potuto avvicinarlo e conoscerlo, durante la sua vita in Palestina. In quel tabernacolo c’è del pane azzimo consacrato, ma quel Pane è il Risorto. Se noi lo visitiamo, Lui è felice. Per natura è un Dio generoso al massimo. Se siamo entrati in chiesa con le mani vuote, ne usciremo con le mani piene. Sentiremo il nostro cuore bruciare di amore per Lui e per il nostro prossimo. Anche il meno attraente. Una piccola visita non costa nulla, ma ci fa gustare il Paradiso sulla Terra!
Don Giorgio Pos, da La Messa, Vibrazione nell’Infinito.