Rione Monti: 2 itinerario

Il nostro secondo itinerario riparte da piazza San Giovanni in Laterano, percorrendo la via di S. Giovanni in Laterano: questa strada, conosciuta anche come “stradone”, fu aperta da Sisto V nel 1588, e porta direttamente al Colosseo: sapevate che una volta era percorsa dal corteo papale che dal Vaticano giungeva alla Basilica Lateranense?

Passeggiando sul marciapiede destro, giriamo a destra in piazza di San Clemente, dove si trova l’omonima Basilica di San Clemente. Si tratta del miglior esempio di edificio a strati che la storia ci abbia consegnato: pensate, il sottosuolo conserva i resti di un mitreo, di altri edifici romani, e quelli della basilica primitiva. Chi era San Clemente? Fu il quarto papa, che aveva conosciuto i Santi Pietro e Paolo, autore della lettera alla chiesa di Corinto, prima lettera di un vescovo di Roma indirizzata alla chiesa di un’altra comunità. La leggenda vuole che i Ss. Cirillo e Metodio, gli apostoli degli Slavi, recuperarono le sue reliquie, portandole a Roma, venerate poi nella basilica omonima. La basilica che vediamo oggi fu costruita da Pasquale II, (1099-1118), e ristrutturata dal Fontana nel Settecento, sotto il pontificato di papa Clemente XI. Un protiro precede il bellissimo quadriportico da cui si accede all’interno della chiesa, nella Basilica superiore a tre navate divise da 16 antiche colonne. Segnaliamo, tra gli altri capolavori, il catino, rivestito del preziosissimo mosaico con il Trionfo della Croce, e nella navata sinistra, tra gli altri capolavori, gli affreschi di Masolino da Panicale, eseguiti per il cardinale Branda Castiglioni. Dalla Sagrestia si scende nella basilica inferiore, dove si trovano, tra gli altri reperti, i resti di una tomba, che la tradizione vuole di San Cirillo. Per una scala in fondo alla navata si scende alle costruzioni romane di età imperiale e al Mitreo.

Riprendendo via di San Giovanni in Laterano, all’altezza di via dei Normanni troviamo l’edificio dell’Esattoria comunale; la costruzione dell’edificio segnò la fine del convento e della chiesa di S. Maria delle Lauretane, di cui rimane soltanto la facciata. Più avanti abbiamo il Ludus Magnus, visibile nell’area recintata, ad un livello ovviamente inferiore rispetto alla strada. Era la più importante caserma di gladiatori di Roma, collegata al Colosseo. Un corridoio sotterraneo permetteva ai gladiatori di raggiungere, non visti, gli ipogei del Colosseo. Giriamo intorno al Ludus Magnus, e sulla destra, tornando indietro, mentre sullo sfondo a sinistra si innalza maestoso il Colosseo, percorriamo Via Labicana: questa via prende il nome dalla città di Labico, (Labicum, Montecompatri), verso cui si dirigeva.

All’angolo con via Merulana, troviamo la chiesa dei Santi Pietro e Marcellino, dedicata a Pietro esorcista, e Marcellino prete, che subirono il martirio sotto l’imperatore Diocleziano. I due santi furono poi sepolti nella catacomba che da loro prende il nome, lungo la via Labicana, ma all’altezza di Torpignattara, dov’è un’altra chiesa che Costantino fece erigere in onore di questi due santi, molto venerati, chiamata “tra i due allori”. La chiesa è posta al livello inferiore rispetto alla strada attuale: ha una struttura cubica, classicheggiante, con una cupola a gradoni e un interno a croce greca, con quattro eleganti cappelle, mentre all’altare un dipinto di Gaetano Lapis (1706-1758) rappresenta il Martirio dei due santi.

Uscendo dalla Chiesa si prende via Merulana, girando a sinistra: qui troviamo la piccola ma preziosa chiesa di Sant’Anna, della Congregazione delle Figlie di Sant’Anna, costruita nel 19esimo secolo, ad una navata. La chiesa conserva al suo interno la tomba della fondatrice della Congregazione, suor Anna Rosa Gattorno, morta nel convento annesso il 6 maggio 1900. Procedendo sulla sinistra, troviamo il famoso Teatro Brancaccio, e il maestoso Palazzo Brancaccio, dell’omonima famiglia napoletana, edificato alla fine dell’800 oggi lussuosa sede per matrimoni, che ha ospitato il famoso Museo Nazionale di Arte Orientale, ora trasferito all’Eur.

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.