Eccoci qui, pronti a conoscere a fondo un altro meraviglioso Rione di Roma, il Rione Trevi: il suo nome deriva sicuramente da Trivio, (Trivium) le Tre vie che convergono nella piazzetta dei Crociferi, da dove facciamo cominciare il nostro itinerario. La piazza si trova a sinistra della fontana, e si chiama così per la presenza dei religiosi ospitalieri fondati da San Camillo per l’assistenza agli infermi, che si recavano presso i malati recando con sé una croce di legno, sostituita poi dalla croce in panno rosso che vediamo cucita nella loro tonaca. La chiesetta all’angolo con via Poli si chiama Santa Maria in Trivio, costruita come ex voto espiatorio dal generale Belisario, che spodestò papa Silverio, credendo che stesse tramando una congiura contro di lui. Esiliato all’isola di Ponza, il Papa morì un anno dopo, e Belisario per riparare fece costruire la chiesa.. L’edificio a destra della chiesa, al numero 49 era il convento dei Crociferi.
Il lato della piazza più monumentale è naturalmente quello occupato dall’imponente Palazzo dei duchi di Poli, su ci troviamo la fontana di Trevi. La fontana più famosa d’Italia è la fontana dell’acqua Vergine, che si affacciava su questa strada, dove sove compare nei documenti risalenti al X secolo, con il nome di Trejo. Da questa fontana scaturiva l’accqua condotta a Roma dalla tenuta di Salone, a circa 10 km da Porta Maggiore, lungo la via Collatina, tramite un acquedotto commissionato da Agrippa, e restaurato da Papa Adriano I, verso il 780 d.C. Perché acqua Vergine? Ce ne parla Frontino,, uno scrittore latino: “Agrippa condusse l’acqua Vergine, convogliandola a Roma da un terreno di Lucullo…Fu chiamata “Vergine” per il fatto che, a certi soldati che cercavano acqua una giovanetta indicò alcune vene, seguendo le quali scoprirono un’enorme quantità d’acqua. La forma attuale, iniziata da Nicola Salvi, fu inaugurata da Clemente XIII nel 1762. Molto bella la statua di Oceano, trainata da un cocchio a forma di conchiglia, da cavalli marini, (Tranquillo e Agitato, gli aspetti del mare), guidati da due tritoni.
Di fronta alla fontana, è molto pittoresco il Vicolo del Forno, dal nome di un forno molto antico “condotto dai fratelli Ciocci fino al 1939. Dall’altra parte della piazza possiamo ammirare la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio, opera dell’architetto Martino Longhi, soprannominata dal popolo, per l’abbondanza delle colonne sulla facciata, che inquadrano lo stemma del cardinal Mazzarino.
Prendiamo ora via delle Muratte, dal nome della proprietà del vicario pontificio Renzo Musciani, soprannonimato Amoratto. E’ una strada molto bella, con edifici sei-settecenteschi; giriamo per via delle Vergini e prendiamo via Minghetti, dove troviamo la Galleria Sciarra, che occupa una parte di Palazzo Sciarra, un vero e proprio passaggio pedonale coperto, ambiente interamente affrescato e decorato; torniamo indietro su via delle Vergini, per vedere il il convento annesso alla Chiesa di S. Rita da Cascia, (alle Vergini),delle monache agostiniane. La chiesa venne costruita nel 1615 col titolo di Santa Maria delle Vergini sul luogo di una preesistente chiesa dallo stesso nome e fu affidata alle monache agostiniane del vicino collegio della Madonna del Rifugio.
Eccoci all’incrocio con via dell’Umiltà, che prende il nome da un monastero, Santa Maria dell’Umiltà, di cui resta solo la chiesa, Santa Maria del’Umiltà, con decorazioni interne di Carlo Fontana, sede del Pontificio Collegio Nordamericano.
Continuando lungo via dell’Umiltà, ci troviamo nella piazzetta dell’Oratorio, dall’Oratorio del Crocefisso, che prende il nome dall’edificio sacro che si affaccia sulla piazza. Eretto da Giacomo della Porta, per ospitare gli incontri della Confraternita del Santissimo Crocefisso, Nel 1519 la vicina chiesa di San Marcello fu distrutta da un incendio, e si salvò solo un crocefisso che divenne oggetto di grande venerazione. Tre anni dopo fu portato in processione fino a San Pietro, da San Marcello, durante una pestilenza, e la malattia cessò: fu deciso di fondare allora la confraternita del Santissimo Crocefisso. Prendiamo via di San Marcello, di fronte all’oratorio, dove possiamo ammirare la cappellina della Madonna dell’Archetto, dal nome dell’immagine che sembra abbia mosso gli occhi per ben due volte. Via di San Marcello sbuca direttamente in piazzza dei Ss. Apostoli, dove si affaccia la chiesa che le dà il nome e dove si possono trovare numerosi palazzi patrizi: Palazzo della Rovere, Palazzo Colonna, che ospita la famosa Galleria Colonna, Palazzo Guglielmi e Palazzo Odescalchi, palazzo Muti Papazzurri, poi Balestra. Di fronte a quest’ultimo, attraversata via Quattro Novembre, ci troviamo davanti la sede della prefettura, il cinquecentesco Palazzo Valentini. L’itinerario continua con la visita della Basilica che dà il nome alla pizza, la Basilica dei Ss. Apostoli, che conserva le reliquie degli Apostoli Filippo e Giacomo. Attraversata la strada, via Cesare Battisti, si prende il delizioso vicolo Via dei Fornari, dal nome dell’Università dei Fornari, che nel 1507 fece costruire la chiesa di S. Maria di Loreto, con piccolo Ospedale. Pensate che in via dei Fornari ha vissuto il grande Michelangelo Buonarroti. Proseguendo lungo il Vicolo San Bernardo, si apre lo stupendo panorama del Foro di Traiano, dominato dalla colonna eretta nel 113 d. C. per celebrare le spedizioni contro i Daci. Di fronte alla colonna troviamo la chiesa S. Maria di Loreto, iniziata da Antonio Sangallo il giovane. Quasi attaccata a S. Maria di Loreto, troviamo un’altra chiesa simile, la chiesa del Ss. Nome di Maria, costruita nel 1736 (vengono chiamate infatti chiese gemelle). Dopo aver ammirato le chiese gemelle, torniamo indietro per via di Sant’Eufemia, dal nome di una chiesa dedicata alla santa dove venivano ospitate giovani povere. Si gira subito per via delle 3 cannelle, e si può proseguire l’itinerario in via del Carmine, che si affaccia su via IV Novembre, con la piccola chiesa di Santa Maria del Carmine, del 1600, proseguendo a sinistra, per la bellissima via della Pilotta, e piazza della Pilotta dove lo spazio veniva utilizzato per giocare a palla, dal cui termine spagnolo, pelota, deriva appunto il nome. La piazza è dominata dalla facciata della Pontificia Università Gregoriana, costruita nel 1927 dal Barluzzi, per volere di Papa Pio IX. Il nostro primo itinerario alla scoperta del bellissimo rione Trevi, per oggi, può terminare qui.