RIONE TREVI: SECONDO ITINERARIO

Il nostro secondo itinerario nel Rione Trevi inizia sempre dalla bellissima Fontana di Trevi, e prevede una passeggiata tra i vicoli che si snodano intorno alla Fontana,  in un dedalo affascinante di una Roma che conserva intatta la sua magia. Si prosegue nella caratteristica via di S. Vincenzo, che costeggia la chiesa che le dà il nome, dove si possono ammirare alcune case di origine medievale (al n. 30 vi è un esempio).

Proprio all’altezza dell’edificio medioevale del numero 30, possiamo girare a sinistra prendendo il caratteristico Vicolo dei modelli, così chiamato perché vi alloggiavano i giovani che giungevano a Roma, dal sud del Lazio o dall’Abruzzo, per fare da modelli ai numerosi pittori che si trovavano a Roma.

Via dei Modelli

Percorrendo via dei Modelli, si gira a destra per Vicolo del Puttarello, che si chiama così sicuramente per la presenza di un putto che adornava una casa, oggi scomparso. In Vicolo del Puttarello è d’obbligo prenotare una visita al bellissimo Vicus Caprariu, ovvero la Città dell’Acqua, dove nella Roma sotterranea si possono visitare i resti di un residenza nobiliare di epoca imperiale e il Castellum Aquae, un enorme deposito idrico contenente le acque dell’Acqua Vergine. 

Vicolo del Puttarello

Vicolo del Babbuccio

Si prende poi a sinistra Vicolo del Babbuccio, altro caratteristico scorcio di questo Rione, che deriva sicuramente da un termine romanesco, babusso, che sta per scricciolo, forse l’insegna di un’osteria sparita.


Vicolo Scanderberg

Si gira a sinistra per prendere Vicolo Scanderberg, che conduce a Piazza Scanderberg; sulla destra incontriamo via dello Scalone, dal nome della scalinata che porta al Portone della Panetteria, risalente al 1612.  Si arriva così a Piazza Scandeberg, la quale prende il nome dal Palazzo Scanderbeg, dove abitò il principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, che lottò per l’indipendenza albanese contro i turchi. L’edificio ebbe molti proprietari, ed ospita un bellissimo hotel…di lusso!

Palazzo Scandeberg

Tornando sul vicolo Scandeberg,  si passa sotto l’Arco della Dataria, che fu realizzato nel 1860 per unire il Palazzo della Dataria a quello del Quirinale, e si giunge su Via della Dataria, così chiamato per via delle “date” dei bolli,  apposti sui documenti ufficiali della Curia romana, ufficio soppresso nel 1967, che aveva sede nel Palazzo della Dataria. 

Palazzo della Dataria

Via della Dataria,

Al numero 21 della via, quando si esca da Vicolo Scandeberg, ci si trova davanti Palazzo San Felice, costruito nel 1864 per volere di Papa Pio IX, dall’architetto Filippo Marinucci. Nel cortile di questo palazzo, che è stato da pochi anni a polo bibliotecario per l’Archeologia e Storia dell’Arte di Roma (qui un articolo), che occupa un antico convento dei Cappuccini dove visse tra l’altro,  san Felice di Cantalice, si può vedere l’esterno della chiesa superiore di San Nicola de Portiis, edificio sacro dedicato a San Nicola di Bari, composto da due strutture sovrapposte. Tale chiesa è inglobata nella chiesa di  S. Croce e Bonaventura dei Lucchesi 

Palazzo di San Felice

Scendendo sulla destra si ammira il Palazzo della Dataria e di fronte il Palazzo Testa Piccolomini, edificio settecentesco costruito da Filippo Barigioni su commissione di Giovanni Ferrante Testa Piccolomini, dove possiamo ammirare le belle cornici in stucco e lo stemma nobiliare, la croce con le cinque mezzelune, l’aquila coronata ed il leone. 

Palazzo Testa Piccolomini

A lato del Palazzo si trova il vicolo Lucchesi, che ci porta davanti ad una chiesa forse poco conosciuta, ma molto interessante: si tratta della chiesa della Santa Croce e di San Bonaventura dei Lucchesi , la chiesa dei lucchesi residenti a Roma. E’ stata costruita sulla preesisente San Nicola, i cui resti sono visibili dal cortile del palazzo San Felice, al n. 21, già precedentemente visitato. L’antica chiesa fu concessa ai padri Cappuccini, che vi costruirono il convento e la riedificarono, dedicandola a San Bonaventura. In seguito i Cappuccini si trasferirono e papa Urbano VIII donò la chiesa ai Lucchesi, una fiorente comunità di mercanti che risiedeva a Roma, i quali la dedicarono alla Santissima Croce, in onore del culto reso al Volto Santo, antico Crocifisso ligneo venerato tuttora nella Cattedrale di Lucca. Alla chiesa è annessa la casa generalizia della Società di Maria Riparatrice: la chiesa conserva le spoglie della beata Maria di Gesù, fondatrice della congregazione.

Continuando lungo via dei Lucchesi, (con la chiesa alle spalle, a destra), si giunge fino a Largo di Brazzà,  dedicato a  Pietro Savorgnano di Brazzà, famoso esploratore e cultore dell’arte, dove possiamo ammirare un’edicola dei Seicento, con un affresco del Crocefisso, da collegare alla vicina presenza del convento di S. Bonaventura.  

Proseguendo per via dell’Umiltà, possiamo ammirare la piccola chiesa di S. Maria dell’Umiltà, edificio legato alla storia di Francesca Baglioni Orsini, nobildonna toscanna figlia di Caterina de’ Medici, e Pirro Baglioni Colonna, la quale, rimasta vedova, si diede alla vita monastica, facendo costruire con le sue richezze un monastero, in cui la donna morì a più di ottant’anni; la facciata, modesta, presenta un bassorilievo di Vincenzo Felici, l’Annunciazione di Maria, mentre l’interno, è molto sontuoso, con un meraviglioso organo settecentesco.

Prendendo la bellissima via di San Vincenzo, possiamo concludere il nostro secondo itinerario a Fontana di Trevi!

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.