Vita di San Giuseppe: partenza da Nazareth

Lascia Nazareth – Il nostro Giuseppe, alzatosi la mattina prima del giorno, e fatto un piccolo fardello di pochi panni per suo servizio si mise in preghiera supplicando il suo Dio di volerlo assistere in quel viaggio. «Ecco, – disse il Santo Giovane, – o Dio mio, che lascio la patria, e povero e mendicante me ne vengo a Gerusalemme per adempire qui la tua divina volontà. Quanto più mi vedo povero, tanto più sono contento, perché così piace a Te, e dato che qui nella mia patria sono stato oltraggiato confatti e con parole, e sono stato spogliato dei beni di fortuna, ti supplico di non castigarli, ma perdona loro tutti gli affronti che mi hanno fatto, perché io di buon cuore perdono a tutti, e per tutti desidero ogni bene. E se nella città dove io ora vengo ad abitare, piacerà a Te che io sia trattato come sono stato trattato dai miei concittadini e congiunti, sono prontissimo a soffrire tutto per adempire la tua divina volontà. Ti prego perciò, di non abbandonarmi, perché avendo Te in mio aiuto e favore, non temo di cosa alcuna. Ti prego pertanto di darmi ora la tua paterna benedizione; che questa mi difenda nel cammino: mi regga la tua destra onnipotente, mentre io mi pongo tutto nelle tue braccia paterne ed amorose». Detto questo, si levò dall’orazione tutto allegro, avendolo Dio assicurato della sua benedizione, e preso il suo piccolo fardello, partì da Nazareth prima del giorno e si mise in cammino a piedi verso Gerusalemme, senza che alcuno lo vedesse. Il Santo andava per il viaggio solo, lodando e benedicendo il suo Dio e recitando vari salmi di Davide con grande allegrezza del suo spirito, e spesso replicava: «Ecco, o mio Dio, che vengo ad adempire la tua divina volontà ed il desiderio che ho sempre avuto di abitare a Gerusalemme, per poter frequentare il Tempio». E a misura che si inoltrava nel cammino, si accendeva nel suo cuore il desiderio di arrivare presto, e lì nel Tempio, adorare il suo Dio e di nuovo sacrificarsi a Lui. Si divulgò poi per Nazareth la notizia che Giuseppe era partito; non ci fu alcuno che ne ricercasse o ne andasse in traccia, anzi molti si rallegrarono di questo, perché pensavano di godersi in pace quel tanto che gli avevano usurpato; e così, dimenticato da tutti, non si fece più menzione di lui nella sua patria, pagandolo tutti d’ingratitudine. Arrivato a Gerusalemme il nostro Giuseppe se ne andò addirittura al Tempio, e qui, adorato il suo Dio, gli si offrì tutto di nuovo, lo ringraziò della cura e dell’assistenza che gli aveva fatto nel viaggio e lo pregò di manifestargli la sua volontà. Qui Dio gli parlò di nuovo interiormente, ordinandogli quel tanto che doveva fare; e siccome il Santo era stanco per il viaggio fatto, partì per andare a riposarsi un po’. Domandando la benedizione a Dio, uscì tutto lieto dal Tempio, e andò in un albergo a riposarsi e cibarsi secondo il bisogno….Poi si mise a cercare una persona che gli facesse provvisione del vitto necessario e che facesse l’arte di falegname, affinché gliela insegnasse. Non stentò molto a trovarlo… e si incontrò con una persona timorata. Si accordò con questa di dargli la paga sufficiente, e il nostro Giuseppe si mise ad imparare l’arte che gli riuscì molto facile, non sentendo la fatica, perché l’amore con cui adempiva la divina volontà, gli faceva sembrare tutto facile e gustoso; e quantunque stesse applicato ad imparare l’arte, non tralasciò però mai i suoi soliti esercizi di preghiera e recita dei salmi…Continuò ancora ad usare la sua solita carità verso i moribondi, e poiché non poteva andare ad assisterli di persona, lo faceva con le continue orazioni, raccomandandoli caldamente a Dio. Il nostro Giuseppe passò qualche anno in questo tenore di vita, avendo già imparato l’arte. Aspettava che l’Angelo gli manifestasse la volontà divina, e se doveva ritirarsi a stare da solo, oppure continuare a stare nella bottega del padrone, quando il padrone si ammalò, e colpito da una malattia mortale, terminò la vita felicemente. Il nostro Giuseppe lo assistette con grande carità ed amore come se fosse stato il suo proprio padre; fece molte suppliche a Dio per la sua salvezza eterna, e Dio esaudì le preghiere fervorose del suo Giuseppe. Rimasto in libertà, Giuseppe se ne andò al Tempio a pregare e a supplicare il suo Dio affinché gli avesse manifestato la sua volontà ed in che modo volesse essere servito da lui. In questa orazione ebbe un grande lume e fu molto confortato con una consolazione interiore. La notte seguente l’Angelo gli parlò nel sonno, e gli manifestò quel tanto che doveva fare per adempire la volontà divina; cioè che si fosse ritirato a vivere da solo e che, comprando quel tanto che era necessario per esercitare la sua arte, avesse continuato a vivere in povertà; e così fece, rimanendo molto consolato per l’avviso datogli dall’Angelo, e svegliatosi subito, si alzò e si prostrò a terra a lodare e ringraziare Dio dell’avviso che gli aveva dato. (estratto dagli scritti della serva di Dio Suor Cecilia Baij).

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.