Un giorno arrivò un tale, reduce da quindici anni di galera. Aveva ucciso un poveraccio che cercava di rubargli nell’orto un po’ di verdura per i suoi figli. A nulla erano valse le suppliche del disgraziato: una fucilata e via. Ora veniva a confessarsi da Padre Pio. Non era un assassino famoso, di quelli che poi i giornalisti trattano come una star dello spettacolo, chiedendo loro se non pensano che sia la vera società la colpevole. La pena l’aveva scontata, ma forse era rimasto convinto che la “sacralità” della proprietà privata valesse più della vita umana. Così Padre Pio gli disse di voltarsi e di guardare cosa aveva fatto: a terra, dietro di lui, c’era il cadavere sanguinante della sua vittima, che ancora gridava vendetta. Solo allora l’uomo conobbe il vero pentimento. Il frate del Gargano era uno schermo a raggi X: “Vi conosco dentro e fuori come voi vi conoscete nello specchio”. E intanto portava le croci, i dolori e i mali del mondo, che gli arrivavano attraverso le lettere e le confessioni. Tutto finiva sulle sue spalle, e tutto si tramutava in sofferenza per lui.
(Padre Pio, l’uomo e il Santo, Mondadori, pag. 165)