CHI TROVIAMO NELLA NOSTRA PARROCCHIA?

Vorrei condividere con voi tre episodi, di cui uno accaduto a me, per aprire gli occhi su come a volte gli operatori pastorali non si comportano da servi inutili, ma da padroni arroganti e presuntuosi: limiterò al minimo le mie osservazioni, proprio per lasciare ai lettori le debite conclusioni. Tempo fa, morì una persona che conoscevo da tempo: amante delle belle arti, della vita in generale, buona e generosa, pensai avrebbe fatto piacere ai parenti se avessi proclamato io le letture. Mi recai così in sacrestia (non era la mia parrocchia), e chiesi ad una signora lì presente se potevo fare le letture: penso di non aver mai visto uno sguardo così micidiale, se non negli occhi di mia madre quando lasciavo la stanza in disordine. La frase fu forte ed inquietante, alla faccia di consigli pastorali, servizio nell’umiltà, e tutti i buoni propositi che amiamo fare a fine anno, (o ad inizio, dipende dalla comunità): LE LETTURE AI FUNERALI LE FACCIO IO. E BASTA.

Un serafico Ok, una scrollata di spalle (Ah, Madonnina, quante volte devi intervenire in me con la TUA PAZIENZA), fecero il resto….

La signora x si recò in una parrocchia, per parlare urgentemente con il parroco: aveva avuto dei riscontri negativi in una serie di analisi, e sentiva il bisogno di confrontarsi con un sacerdote. Non era una persona attiva in parrocchia, partecipava alla Santa Messa ogni domenica, ma non apparteneva diciamo….a nessun entourage pastorale. Entrò quindi in chiesa, trovò delle donne che pulivano, e chiese: Scusate, si può parlare con il sacerdote? Anche in questo caso scatta un’aggressività a mio avviso diabolica, che nasce sicuramente da una non ben compresa sensazione di onnipotenza: NON VEDE CHE STIAMO LAVANDO??? TORNI UN’ALTRA VOLTA! OGGI E’ GIORNO DI PULIZIA.

La Signora y seppe ufficialmente che suo figlio si sarebbe separato: era preoccupata, perché non si trattava di una separazione pacifica. Liti, sofferenze, ripicche sui figli: questo era il suo cruccio maggiore, che non avrebbe più potuto vedere i suoi nipoti quando voleva. Consigliata da me, si recò dal suo parroco: suonò al campanello, ma non rispose nessuno. Tornò nell’orario di ufficio parrocchiale, ma vi era una fila lunghissima. Tornò il giorno dopo a messa, e fermò una signora che sapeva frequentare la parrocchia: le chiese come fare per parlare con il parroco, e poiché non poteva aspettare, le domandò il numero di telefono, se possibile, per un appuntamento. La donna le rispose, abbastanza acidamente, che non poteva darglielo, e che avrebbe dovuto aspettare per parlare con lui. Sentendosi a disagio, tornò a casa, molto triste: il sacerdote aveva fama di essere una pesona amabile, empatica e di gran cuore, e decise in cuor suo che doveva riuscire a contattarlo, e così fu. Il giorno dell’appuntamento, entrò nell’ufficio e trovò un’altra donna: “Scusi, lei ha appuntamento? ” “Sì, l’ho preso qualche giorno fa.” “Mi pare strano, perché è in riunione….”. La donna non si mosse, sorrise, e continuò ad aspettare. Poco dopo scese il sacerdote che aveva terminato la riunione in anticipo, lasciandola guidare da altre persone, proprio per parlare con la signora. La donna, stizzita, se ne andò.

Gesù bussa sempre nelle nostre parrocchie: chi trova ad accoglierlo?

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.