POPOLI E TRIBU’ IN ISRAELE

Popoli, razze e fede.

Se prendiamo la Bibbia, in Deuteronomio 26, 5, vediamo che la legge prescrive: “5 e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore tuo Dio: Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa.-“ Mio padre era un Arameo errante: l’ebreo osservante doveva pronunciare esattamente queste  parole. Da arameo si arriva subito al termine aramaico, ovvero la lingua che parlava Gesù. Chi erano gli Aramei? Un popolo semitico, che conduceva una vita nomade, che si spostava in Alta Mesopotamia, ai piedi dell’Anti-Tauro, (il prolungamento orientale dei Monti Tauro), regione che costituisce la parte orientale della Mezzzaluna fertile, chiamata dalla Bibbia Paddan Aram, la terra dei Padri, il cui nome è presente solo nel  libro della Genesi, ed  è associato appunto  alle vite dei Patriarchi. In questa terra Abramo fece sosta durante la sua migrazione, mentre suo fratello Nahor vi si era stabilito, e Giacobbe era partito per cercare Rebecca.

Genesi 28:2

Parti, va’ a Paddan-Aram, alla casa di Betuel, padre di tua madre, e prendi moglie là, tra le figlie di Labano, fratello di tua madre.

La città principale era Harran, un grande centro carovaniero sul fiume Balikh, affluente dell’Eufrate (Harran è nell’attuale Turchia).  Aram, come ci dice Genesi 10,22, era il più giovane dei figli di Sem: l’autore sacro fa discendere dunque il suo popolo da Aram, il figlio di Sem, indicando un legame appunto tra l’umanità sopravvissuta al diluvio e la sua gente. Il  popolo che occupava la Palestina era dunque  originariamente un gruppo di tribù aramaiche, che si erano fusi con gli “ibri”, o “habiru”,(ne parliamo qui )i quali non erano in realtà ancora costituiti in modo organizzato, ma peregrinavano combattendo contro le varie tribù che incontravano. Gli antenati di Israele, gli Aramei, diedero loro una sorta di rudimentale organizzazione, fondendosi man mano in un unico popolo. Per molto tempo hanno però dovuto combattere contro altre bande aramee che spingevano in direzione dei loro pascoli, in cerca di  terre da conquistare. Israele divenne in seguito un popolo sedentario, ma dovette trovarsi a lottare contro i suoi antichi fratelli, in quanto gli Aramei  conobbero una sorprendente ripresa, Damasco divenne loro capitale e fondarono numerosi principati fino al Golfo Persico, invadendo a più riprese la Palestina. La loro lingua, l’aramaico, si impose in quasi tutto il Vicino Oriente, facilitati anche dalla deportazione degli Israeliti ad opera di Nabucondosor. Tornati da Babilonia, gli esiliati avevano dunque trovato elementi di cultura aramaica, compresa la loro lingua, e avevano finito per adottarla e farla propria. Come cita Daniel Roops, un “curioso ritorno alle origini”….Possiamo dire che i Giudei  al tempo di Gesù erano stati….tutti Aramei? NO. La Bibbia indica che alcune tribù erano strettamente imparentate con gli Aramei del Clan di Abramo, anche se non erano in buoni rapporti con loro: parliamo dei discendenti di Ismaele, ma anche le genti di Moab,  e di Ammon, che discendevano da Lot, dunque dall’incesto che aveva commesso con le sue figlie. D’altra parte la Bibbia parla di “sette nazioni” che i lontani antenati di Israele avrebbero distrutto, e più o meno assorbito. Ricordiamo inoltre i Cananei, gli Ittiti, ma anche gli Amorrei, e molte altre popolazioni, che andavano ad arricchire il ricco humus etnico di quella terra, i cui abitanti dimoravano e si integravano man mano con il resto della popolazione. Due grandi fatti storici avevano contribuito ad un grande mescolamento etnico in terra di Israele: le due razzie di uomini ad opera degli Assiri di  Sargon II, nel 722 in Galilea e Samaria, e dai Caldei di Nabucodonosor nel 586 in Giudea. In queste regioni devastate si era stabilito un secondo insediamento, composto da varie popolazioni, le quali si erano fuse con i superstiti delle tribù di Israele: Aramei, Cananei, Fenici….e tanti altri. Quando gli esiliati tornarono nella loro terra, nel 538, avevano dovuto coabitare con i nuovi “intrusi”.  Molto più tardi, tra il 165 e il 104, i grandi conquistatori Maccabei avevano usato le maniere forti per giudaizzare l’intero paese e ribellarsi all’ellenizzazione.  Tale giudaizzazione del paese non aveva  tuttavia prevalso sulla diversità delle varie origini dei popoli, che si poteva notare dalle marcate differenze tra le popolazioni delle varie province, ai tempi di Gesù. Nella dura terra del Sud si era insediato, intorno a Gerusalemme, il piccolo nocciolo duro dei deportati che erano tornati dall’esilio, (tribù di Giuda e Beniamino). D’altro canto, nelle fertili terre del Nord, precedentemente occupate dalle tribù di Aser, Nephtali, Isachar e Zabulon, l’insediamento di stranieri era così numeroso che gli Israeliti non vi risiedevano numerosi, preferendo il sud. Una famiglia di stirpe antica, come quella di Gesù, che discendeva da Re Davide, era molto rara a quei tempi. Il fenomeno era talmente evidente che si era soprannominato il paese guélil-al-Goyim, il circolo dei pagani, ma già dal tempo dei Maccabei si diceva soltanto Guelil, Galilea. Gli abitanti della Giudea avevano disprezzo per i Galilei, che consideravano rozzi, e parlavano con un accento tale da non distinguere le parole immar, agnello, hamar, vino, e hamor, asino.

Non possiamo definire le sembianze fisiche del popolo ebraico, vista comunque la varietà delle origini: certo è che la Bibbia ci autorizza a dire  che sicuramente non erano molto alti, visto che Davide è famoso per essere così piccolo di fronte a Golia, Zaccheo dovette salire su un sicomoro e lo stesso Paolo si definisce come un “aborto”. Gli Israeliti erano razzisti? Affatto. Erano un popolo con un grande orgoglio collettivo, erano il popolo della legge: un pagano dunque era disprezzato non perché appartenesse ad una razza inferiore, ma perché praticava una religione detestabile. Chi accettava la Legge, chi accettava la fede nell’Unico Dio e praticava la circoncisione, diventava un fratello, indipendentemente a quale popolo appartenesse, mentre un abitante che risiedeva in Terra Santa ma rifiutava di obbedire ai precetti mosaici, era dunque escluso dall’Alleanza e non apparteneva alla “razza” di Israele. Capiamo bene come Gesù, galileo, e Maestro d’Amore, contro ogni legalismo ed ipocrisia…cominciava ad essere catalogato in una situazione scomoda, visti questi canoni..

Fonte principale, La Vie quotidienne en Palestine au temps de Jesus, Daniel-Rops, Hachette.

Pubblicato da Anna

Da sempre impegnata nella pastorale, catechista, mamma e studiosa di teologia spirituale e di cultura cattolica, la Vergine Maria mi ha insegnato ad amare il silenzio, la preghiera, ed a conoscere meglio suo Figlio Gesù. Consacrandomi a Lei, mi sono incamminata sulla strada che porta al suo Cuore Immacolato: nella fede cattolica, la ferma certezza che le porte degli Inferi non prevarranno contro la Santa Chiesa.