…Poiché io t’ho veduto, quand’ero ancora bambino, nell’Asia inferiore, presso Policarpo; tu brillavi alla corte imperiale e cercavi di essere in buone relazioni con lui. Io mi ricordo meglio, infatti,, di quel tempo, che degli avvenimenti recenti, perché le cose che si apprendono nella prima età formano un tutt’uno con l’anima e con essa si confondo, tanto che posso dire in quale luogo il beato Policarpo sedeva per parlare, come entrava ed usciva, quale era iltenore della sua vita, l’aspetto del suoc orpo, le relazioni che aveva col popolo, come raccontava i suoi rapporti on Giovanni e con gli altri che avevano veduto il Signore, come riferiva le loro parole entutto quello che aveva appreso da esse intorno al Signore, ai suoi mriacoli, e al suo insegnamento. Policarpo aveva raccolto tutto ciò da quelli che avevano veduto il Verbo di vita, e lo riferiva in conformità alle Scritture. (Eusebio, Storia ecclesiastica, V, 20 4-8)
E’ doveroso ricordare il Martyrium Polycarpi, redatto in forma di lettera della comunità di Smirne, da un certo Marciano, alla chiesa di Filomelio in Frigia, che ne aveva chiesto il racconto, la narrazione sicuramente più antica di martirio che abbiamo. Il suo contenuto è commovente, e ne riportiamo un breve estratto. Alla richiesta di rinnegare Gesù, egli risponde:
“Lo servo da ottantasei anni e non m’ha fatto nulla di male. Come potrei bestemmiare il mio Re e il mio Salvatore?”.